I tanti perché della mobilità elettrica - Lo scienziato Valerio Rossi Albertini a CITEMOS il 16 settembre 2017

I tanti perché della mobilità elettrica

Lo scienziato Valerio Rossi Albertini a CITEMOS il 16 settembre 2017

Partiamo innanzitutto da una premessa, dal punto di vista dell’inquinamento la mobilità è importante, ma è solo un tassello di quello che è il percorso verso la ricostruzione del mondo in cui viviamo, che abbiamo maltrattato e che ora, con consapevolezza dobbiamo riabilitare.

L’effetto serra

È importante capire come gli eventi sono connessi tra loro, se consideriamo un periodo di grande siccità ed evaporazione, come quello che abbiamo trascorso nei mesi estivi, ciò che accade è che l’umidità sale in cielo, quando poi le condizioni cambiano, la grande densità di acqua sospesa, cade violentemente sotto forma di pioggia. Capiamo perciò che siccità e bombe d’acqua sono due facce della stessa medaglia.

Tutti i fenomeni atmosferici, alla base dei cambiamenti del clima, sono collegati all’effetto serra, che va ben compreso per capire come la mobilità elettrica possa contribuire ad alleviarne le conseguenze dannose per il pianeta.

Immaginiamo di parcheggiare una macchina all’esterno, in una giornata fredda ma assolata, il sole scalda la macchina. La carrozzeria è fredda, ma l’abitacolo è caldo, perché la luce del sole penetra attraverso parabrezza e finestrini, la luce che arriva all’esterno della carrozzeria, è o riflessa, o scalda, ma a contatto con l’ambiente esterno si raffredda molto velocemente. Invece all’interno dell’abitacolo, la luce del sole che trasporta energia riscalda la tappezzeria e la forma di energia elettromagnetica, si converte in calore. Due forme di energia possono avere comportamenti molto diversi, la luce del sole, passa facilmente attraverso i vetri trasparenti, ma il calore non riesce più, una volta prodotto nell’abitacolo a fuoriuscire, resta ingabbiato nell’abitacolo. L’effetto serra è il fenomeno per cui la luce del sole arriva su un sistema chiuso e rimane confinata.

Dal punto di vista del pianeta il ragionamento è il medesimo, la superficie riflette la luce del sole, che arriva a terra, si converte in parte in calore, che non resta intrappolato ma sfugge nello spazio circostante. Il problema sorge a causa dell’immissione dai gas serra, tra i quali l’anidride carbonica, molecola che si produce tramite combustione delle sostanze organiche (petrolio, carbone, metano, etc.), in sostanza tutte le attività umane, produttive, industriali, emettono CO2, sono dette emissioni clima alteranti, che ricoprono il pianeta e intrappolano il calore.

Questo è l’effetto serra, le alterazioni climatiche, questo è anche il motivo per cui ci sono state trombe d’aria nella laguna di Venezia, precipitazioni invernali sconosciute con vento siberiano, che trasporta l’umidità gelida, che si condensa in cristalli di ghiaccio e si riversa sui rilievi che incontra nel suo percorso, provocando tragedie come quella di Rigopiano.

I cambiamenti climatici che dobbiamo combattere anche con la conversione alla mobilità elettrica, sono eventi estremi. Tutto è legato al riscaldamento.

Parlando di CO2, legato alle emissioni, è stato detto che le auto contribuiscono al picco delle PM10 solo per il 15%. Quali sono gli altri fattori?

Le PM10 sono polveri micrometriche della dimensione di 10 millesimi di millimetro, che non esistono in natura. Il corpo umano non è in grado di fronteggiare tali agenti, in quanto sconosciuti. L’aria che passa attraverso il naso, viene naturalmente filtrata per impedire ad agenti esterni pericolosi di arrivare ai polmoni, il problema è che il nostro organismo non ha difese nei confronti di aggressioni da parte di agenti estranei alla natura, come le PM10, che vengono quindi assorbite dagli alveoli entrando nel flusso sanguigno. Il nostro sistema immunitario non conoscendo la polvere micrometrica, la tratta come un batterio, infiammando il tessuto, questo meccanismo è tipico delle malattie degenerative, come Parkinson e Alzheimer. Non è questione di quantità quanto di qualità, quelle prodotte dalle auto sono infatti particolarmente virulente e nocive.

Molti comuni in questi anni hanno fermato le stufe piuttosto che le auto, perché?

Studi nel settore hanno rivelato che l’origine delle polveri sottili nei centri urbani sono causate dal trasporto e dal riscaldamento domestico. Nella provincia di Milano sono stati effettuati degli studi dai quali è risultato che una stufa a cherosene inquina come 300 stufe di altro genere.

Comprendiamo da questo che la mobilità elettrica è importante, perché tutti i provvedimenti che vengono presi per ridurre le emissioni, limitano di poco il problema, l’auto elettrica invece lo elimina. Non basta limitare l’intossicazione, bisogna trovare un modo per rimuovere radicalmente l’origine dell’inquinamento. Se ad esempio puntiamo un laser, vedremo solo il puntino luminoso alla fine ma non il fascio di luce. Questo perché la luce si vede soltanto se arriva direttamente nei nostri occhi.

Prendendo un vaso con polveri sottili all’interno e scuotendolo, le polveri all’interno fluttueranno per poi depositarsi nuovamente nel fondo; se puntiamo ora il laser all’interno del vaso potremo vedere il fascio di luce. Il che significa che la polvere all’interno del vaso riflette la luce. Ciò significa che a differenza delle stufe, il trasporto comporta una generazione costante di queste polveri sottili, risollevandole dall’asfalto e facendocele respirare. Non è tanto la percentuale ma la qualità di quel 15% e la localizzazione, molto più vicina a noi del resto degli elementi nocivi.

È un’azione di responsabilità quella di portare il mercato verso l’auto elettrica, oggi solo lo 0,1% delle auto sono elettriche. La scelta del governo non va ad auto elettrica ma a metano.

Il metano rappresenta una soluzione di compromesso. Perché, chiedere il rinnovo del parco degli autobus cittadini, da diesel ad elettrici, ha costi insostenibili. Per un governo indebitato come quello italiano, la conversione da diesel a metano o bio-metano, è meno onerosa. Quindi siccome il metano produce meno CO2 e meno polveri e gas nocivi, sarebbe auspicabile come soluzione praticabile nel breve termine. Mentre la prospettiva di lungo periodo guarda senza dubbio verso l’elettrico, che grazie alla possibilità di avere batterie con elevata autonomia, diventa una realtà completa.

L’evoluzione nel tempo delle batterie è esemplificativa della rapidità con cui ci stiamo muovendo nella direzione dell’elettrico. Le batterie di vecchio tipo erano al piombo, ovvero costituite del metallo più pesante esistente; l’evoluzione tecnologica ha consentito di adottare il litio, l’elemento solido più leggero. Passando da un estremo all’altro è cambiato tutto. Con le auto deve essere lo stesso, dobbiamo accettare il cambiamento e fare il salto in avanti dettato dal progresso tecnologico.

La mobilità elettrica è una realtà che risolve svariati problemi e, una volta che il mercato sarà sufficientemente forte per produrre modelli di auto elettriche vantaggiose, non si potrà più fermare. Può sembrare strano che la diffusione dell’auto elettrica sia avvenuta in un Paese come la Norvegia, uno dei maggiori produttori di petrolio, nonostante ciò lo esportano ma non lo sfruttano internamente. È importante essere lungimiranti nello sviluppo di nuove tecnologie, la soluzione non è quella di convincere i politici, i cui interessi sono legati a quelli dei petrolieri che ne finanziano le campagne, ma piuttosto di convincere la popolazione che è un vantaggio comune.

L’auto elettrica può essere concorrenziale rispetto a quella a diesel o benzina in termini di costi. Vi sono infatti altri aspetti occulti, sanitari ed economici, che spingono verso l’auto elettrica.

La porzione maggiore dei finanziamenti regionali, va per spese sanitaria. Al giorno d’oggi le malattie si sono cronicizzate, il problema è che questo comporta spese sanitarie ingentissime, causate dall’insorgenza tumorale. Gli incentivi sulla mobilità elettrica sarebbero un vantaggio per l’economia comune in quanto diminuirebbero la diffusione delle fonti di inquinamento migliorando di conseguenza la salute dei cittadini.

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